Sing it again
Sing it again è la traccia numero 10 di Mutations, il mio disco preferito di Beck Hansen.
Oggi compio quarantanove anni (49!).
Quando Mutations è uscito, il 3 Novembre 1998, avevo 23 anni.
Oggi, come allora, ogni volta che ascolto questo disco mi ci perdo dentro, rimango di sasso, mi chiedo: ma come ha fatto? Come si fa un disco così?
Chiaramente non lo so, come si fa, altrimenti non starei qui a scriverne.
Qualche tempo fa, però, ero andato completamente in fissa e pensando ci fosse un modo per comprenderne il segreto avevo deciso che avrei registrato Mutations per intero, cercando di riprodurre gli arrangiamenti originali alla perfezione, nota per nota, suonando tutti gli strumenti.
Chiaramente ho presto abbandonato l’impresa titanica, ma di quei giorni è rimasta questa versione di Sing it again di cui sono particolarmente contento.
Sing it again, a differenza di molta musica che esce oggi, è una traccia suonata a sentimento, non vincolata a un click, a un tempo fisso.
Se si ascolta con attenzione, si nota che il tempo oscilla, seguendo il feel dell’interpretazione, e per fedeltà filologica volevo che la mia cover seguisse lo stesso tempo, in ogni battuta, dall’inizio alla fine.
Logic, il programma che uso per registrare, permette di riconoscere e importare la mappa del tempo di una traccia. In questo modo si può suonare a click, ma seguendo un feel umano, in questo caso quello di Joey Waronker, batterista di Beck.
Sono quindi partito programmando una batteria che seguisse il feel della traccia originale, per poi aggiungere uno ad uno gli altri strumenti.
Inizialmente volevo riprodurre perfettamente ogni singola nota, ma presto ho abbandonato l’idea, anche perché mi divertivo di più a improvvisare. C’erano però parti “sacre” che non potevano essere riviste, come l’assolo di classica di Smokey Hormel.
Perché ne scrivo?
Perché a 49 anni, come a 13, quando ho cominciato a strimpellare la chitarra, il mistero, la meraviglia, l’ossessione della musica continuano a riempirmi le giornate. Continuo a perdermi nei dischi, a imparare le canzoni dei miei artisti preferiti, a stupirmi quando mi capita di scrivere una canzone che mi risulta gradevole.
Questo stupore, questa ossessione per il suono, per le strutture armoniche e le parole che si intrecciano è un privilegio di cui sono molto grato e che mi terrò stetto il più a lungo possibile.
Impossibile annoiarsi.
Buon compleanno a me!